Le prime dialisi furono somministrate con doppia cadenza settimanale ma quasi subito i medici videro che non erano sufficienti e quindi mio padre dovette sottostare anche alla terza seduta. Mia madre lo accompagnava e tornava a riprenderlo dopo circa 5 ore, ritrovandolo semi distrutto. Per un ex-atleta che aveva fatto arredamenti come lavoro (quindi abituato alla forza fisica) di certo essere debilitato dalla dialisi non era "onorevole".
Mio padre tornava a casa letteralmente a pezzi a livello fisico, spesso passava il resto del tempo a dormire o a lamentarsi del perchè gli fosse capitata quella cosa. Non ragionava mai che poteva e doveva cercare di apportare qualche accortezza in più per gestire meglio la situazione, per lui era solo una condanna e l'unico modo di viverla era farla pesare a tutti.
Ci mise un pò ad adattarsi a livello fisico ma ci riuscì e ben presto iniziò ad andare da solo.
Nel frattempo i centri di trapianto da lui scelti (Bologna e Treviso)lo mandarono a chiamare per le visite preparatorie. A Treviso fu subito chiaro che i tempi per un rene sarebbero stati biblici in quanto (giustamente penso)chiarirono subito che i favoriti erano in primis gli appartenenti alla regione. A Bologna parlarono di una media di un anno e mezzo se tutto andava bene.
C'era un "se" di troppo.
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